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LA NOSTALGIA DELLE ALLUCINAZIONI - FURIO RAVERA - 3 SETTEMBRE 2017

La nostalgia delle allucinazioni


Se il sole emettesse prevalentemente raggi x, anziché radiazioni luminose ed i nostri occhi fossero sensibili solo a quelle radiazioni, noi ci vedremmo reciprocamente come pesciolini tropicali trasparenti ed avremmo, di conseguenza, altri canoni estetici e non sapremmo mai che esiste un modo di vedere le persone solo come forme dell'involucro della loro pelle. La realtà, per tutti i vedenti, è data da ciò che l'occhio riesce a farci vedere nell'ambito delle lunghezze d'onda a cui, nel corso dell'evoluzione, si è reso sensibile. E' il cervello che ricostruisce ciò che l'occhio "vede" utilizzando processi di somiglianza e familiarizzazione con forme e colori appartenenti all'immagine che ha costruito nella visione diurna. Anche la sera, pur essendo cambiata la luce, vediamo i colori per un processo "ricostruttivo" del cervello. Ciò che "vediamo" lo chiamiamo realtà. Un giovane da poco emerso da una intensa crisi psicotica, scatenata da un intenso abuso di cannabis associati un paio di volte a funghi allucinogeni, mi ha descritto la nostalgia per la vividezza delle sue allucinazioni. La realtà era una "realtà arricchita", gli oggetti avevano colori acidi e fosforescenti, "respiravano" o modificavano la loro forma come accade quando si guarda attraverso una lente deformante. Ora che la crisi era passata, tutto sembrava più grigio, le luci spente, gli oggetti immobili, la realtà non donava alcuna sorpresa. Ho pensato al quartiere di Shibuya a Tokio dove c'è il più affollato incrocio del mondo, circondato da palazzi le cui facciate sono coperte da insegne luminose multicolori. Sono arrivato di sera. Non ero mai stato lì prima di allora. La visione era suggestiva, uno spettacolo. Sono ripassato la mattina dopo dallo stesso incrocio. Non c'era la stessa sorpresa. La luce del giorno non consentiva un contrasto che rendesse magico il gioco di luci. Ho pensato alla testimonianza di quel ragazzo. Se si è avuto accesso ad un "arricchimento" della realtà, attraverso distorsioni e variazioni continue delle geometrie e dei colori, la percezione "normale" delle cose appare grigia e fredda e rappresenta uno stimolo che non rapisce più l'attenzione. Una caratteristica frequente dei consumatori di cannabis e di altre sostanze è la dipendenza dagli stimoli esterni da parte dell'ambiente e di persone capaci di generare questo effetto. La conseguenza principale è la vulnerabilità alla noia che è una delle ragioni principali del consumo di droga. La "nostalgia" di una realtà diversa cresce in questa variazione del rapporto con la realtà che, una volta sperimentata, può rimanere come un ricordo più gradevole della realtà stessa, favorendo nuove ricadute. C'è un altro aspetto di cui tener conto. Se è mancata, nel corso dell'infanzia, la possibilità di sviluppare un modo di giocare con la realtà attribuendo agli oggetti, di cui si compone, significati che ne accrescono la godibilità, il rapporto con la realtà rimane piatto e grigio e ciò può predisporre alla particolare gradevolezza delle distorsioni della realtà che la droga può far sperimentare. Il mondo ci appare piacevole se può veicolare dei significati altrimenti la noia prende il sopravvento. Nel trattamento delle tossicodipendenze deve essere preso in considerazione, ai fini riabilitativi, un percorso che consenta il recupero della capacità di attribuzione di significato. Ancora una volta ci soccorre la Mindfulness che permette, mano a mano che la si pratica, lo sviluppo di una capacità più ampia e più profonda di vivere un'esperienza accrescendo la consapevolezza dei nostri sensi. Così come non si può apprezzare il sapore di un cibo divorandolo frettolosamente, anche la vita perde sapore se viene vissuta con le stesse modalità.

Dottor Furio Ravera