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RICOVERO PER ABUSO - DIPENDENZA DA DROGHE - FURIO RAVERA - 20 APRILE 2017

Attualmente il ricovero per l'abuso/dipendenza da droghe, affinché abbia un'utilità, deve prevedere il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

 

- Disintossicazione completa dalle droghe assunte, con supporto farmacologico, per governare la sintomatologia fisica e psichica che può insorgere alla sospensione dell'assunzione delle droghe.

 

- Diagnosi accurata del profilo psicologico del paziente che possa essere impiegata come guida per un progetto di cura. Si tratta, infatti, non di applicare un'etichetta al paziente che rimarrebbe un'indicazione generica di trattamento, bensì di individuare, attraverso l'esplorazione diagnostica, quei tratti disfunzionali che sono alla base della richiesta di droga, da interpretare come incapacitá del paziente di "riuscire ad essere come vorrebbe essere e fare quel che vorrebbe, avere la lucidità, l'energia e la serenità di fare".
La droga si presenta come mezzo per "diversamente essere, diversamente sentire, diversamente conoscere (e rappresentarsi l'ambiente), e diversamente fare". Si potrebbe dire che ogni assunzione di droga corrisponde ad un'impotenza rispetto ad un desiderio trasformativo. Qui è necessario un approfondimento. Il bisogno di "trasformare ciò che sentiamo, come ci percepiamo e come percepiamo gli altri" corrisponde ad una necessitá di mantenerci in equilibrio ed in sicurezza rispetto agli stimoli che riceviamo, interni ed esterni.
Ai sistemi di difesa consci (una buona attrezzatura cognitiva) ed inconsci è affidata questa continua attività trasformativa in modo da rimanere in sicurezza e tenere sotto controllo il possibile senso di disagio che il vivere può comportare. La droga perciò si colloca come protesi anomala di un meccanismo giá presente. In altre parole l'abuso di droghe e la conseguente dipendenza segnalano un deficit dei sistemi adattativi e difensivi. In questa prospettiva iniziano a diradarsi le nebbie che avvolgono le possibilità di trattamento.
Le ragioni per le quali tali sistemi difensivi e di adattamento possono essere deficitari sono varie: eventi traumatici, tratti temperamentali, stile cognitivo più o meno rigido, stile di attaccamento insicuro, per citare i più incisivi. Risulta comprensibile come per mettere le mani su questi tratti, siano necessarie tecniche mirate e rapide che permettano al paziente di apprezzare, fin dalle prime sedute, un sentimento di efficacia e di previsione di padronanza.

Si impiegano a questo scopo tre tecniche combinate:

 

- La DBT che è una tecnica cognitiva comportamentale che letteralmente insegna ai pazienti ad osservare le proprie azioni per comprenderne l'inappropriatezza e valutare ipotesi comportamentali diverse più efficaci. Insegna a riconoscere le emozioni e a modularle, processo che è alla base del controllo dell'impulsività che favorisce la spinta all'uso di droghe. Si apprendono tecniche di risoluzione dei problemi e strategie per migliorare le proprie relazioni;

 

- L'EMDR è riconosciuta come la tecnica più efficace per risolvere le conseguenze dei traumi, disattivandone la carica emotiva che costringe il soggetto traumatizzato a rivivere costantemente il trauma e ad interpretare il presente alla luce del trauma. Gli effetti ancora attivi dei traumi alterano i sistemi adattativi e difensivi;

 

- La MINDFULNESS è una meditazione laica, guidata, che consente un controllo dei meccanismi di stress, delle emozioni e dell'impulsività, generando una efficace consapevolezza di ciò che si sta vivendo, momento per momento. Molti comportamenti avvengono come se noi fossimo guidati da un pilota automatico con la conseguenza di trovarci in situazioni in cui non avremmo voluto trovarci. La consapevolezza sviluppata dalla Mindfulness permette di vivere con maggiore efficacia la propria vita. Specificamente riguardo la tossicodipendenza permette una accortezza che difende nei confronti dei rischi di ricaduta.
Il tutto deve essere integrato, nel corso del ricovero, con una nuova attenzione alla cura del corpo secondo una prospettiva che considera corpo e mente come un sistema unico.
Dalle testimonianze dei pazienti che hanno fatto questo percorso, limitatamente al ricovero in casa di cura si apprende che hanno riportato la sensazione di essersi trovati in un vero e proprio "cantiere" della mente entro il quale hanno scoperto una autonoma motivazione alle cure.